venerdì 3 agosto 2007

Parte diciottesima

Ora che sono arrivato, per le mie attuali conoscenze, ma anche, e principalmente, per le mie limitate possibilità, ad un punto morto dell’enigma, scopro che la sua soluzione, se mai sarà trovata, non potrà essere altro che un piccolo tassello in un gigantesco puzzle ancora incompiuto dove questioni di fondo attendono sempre risposte convincenti.
Senza saperlo, prima di scrivere queste righe, ho quasi rubato le parole a Jessie Laidlay Weston (1850-1928) dal suo ?Indagine sul Santo Graal? edito da Sellerio.
Ecco cosa affermava la medievalista e filologa autrice di pionieristici lavori interdisciplinari:
?Non é giunta l’ora di denunciare francamente l’inadeguatezza dei risultati di tutti questi anni di studio e di ammettere onestamente il fatto che, pur avendo ormai a disposizione un’immensa quantità di materiale interessante e suggestivo, spesso di valore inestimabile, non siamo, però, ancora riusciti a formulare una conclusione che, abbracciando e soddisfacendo le molteplici condizioni del problema, imponga il consenso generale?.
Proprio come afferma Henri-Irénée Marrou nel suo lavoro sui Trovatori, quando sostiene che: ?...quanto più noi studiamo e meglio conosciamo questo secolo (il XII naturalmente) tanto più esso rivela le sue ricchezze? l’unica strada possibile é quella di sviscerare l’intero secolo nella totalità dei suoi aspetti.
Se ciò può essere considerato valido per qualsiasi periodo storico, per questo secolo in particolare, assume il sapore di un’affermazione incontestabile.
Anche in questo Galgano é un perfetto figlio del suo tempo.
La complessità del personaggio é paragonabile solo a quella che avvolge la sua epoca: entrambi soffrono di schematismi analitici e semplificazioni di vario genere; entrambi tramandano e trasmettono tuttora un’idea di sé distorta e incompleta; entrambi sfuggono, comunque, al desiderio che molti hanno di incatenarli ad un’immagine inesatta e superficiale; entrambi costringono al lavoro in profondità, senza garantire traguardi di vittoria; entrambi, però, schiudono a chiunque voglia conoscerli davvero, un universo affascinante, un panorama unico, dove la vista può spaziare liberamente di sorpresa in sorpresa.
Il mio viaggio é appena iniziato, eppure é già riuscito a darmi emozioni tanto grandi quanto inattese.
Se vogliamo sintetizzare tutto il secolo dal punto di vista politico e sociale, possiamo sposare l’affermazione di Jean-Pierre Poly e Eric Bournazel per cui:
?il tratto distintivo del secolo XII é, sul piano politico, la ricostruzione di principati più saldi, di efficaci nuclei centrali di potere che diffondono poco a poco intorno a sé strutture sempre più ampie di inquadramento gerarchico della società...? (Il mutamento feudale - Mursia).
Come spesso accade, alla fase espansiva si affianca quella del consolidamento interno, che può avvenire attraverso le più svariate forme, anche con l’utilizzo di strumenti capaci di incidere sull’immaginario collettivo.
Anche per questa ragione ?uno degli aspetti che caratterizzano la storia mentale e intellettuale del XII secolo é l’ingresso nella documentazione del meraviglioso e del leggendario? (Poly/Bournazel) e possiamo così assistere a quel fenomeno che Jaques Le Goff chiama ?la grande ondata folklorica dei secoli XII e XIII?.
Come appare evidente, anche dalle poche citazioni fin qui fatte, metodo che peraltro non prediligo particolarmente, gli studiosi più qualificati del nostro secolo hanno ben presente l’esigenza di trasformare affermazioni perlopiù teoriche in indagini sul campo che non appaiono ancora avviate a dovere.
Perché ciò si realizzi, però, sarebbe necessario modificare i metodi di ricerca o, meglio, i filoni di indagine.
Sarebbe necessario lavorare in maniera rigorosamente cronologica, mentre ancora oggi si opera per categorie astratte, stili letterari, artistici, epoche predefinite, che non hanno nette delimitazioni temporali e che, spesso, sono il risultato di classificazioni a posteriori, magari anche del tutto arbitrarie.
Parlando di Ildegarda di Bingen (1098-1179), Régine Pernoud afferma che ?... la sua vita occupa gran parte di quel secolo che un giorno dovremo riconoscere come uno dei più ricchi della nostra storia europea? (La Vergine e i Santi nel Medio Evo - Piemme).
Mai argomento potrebbe essere più attuale alla luce di una trasformazione in atto che, se non altro, ha il merito della novità assoluta nella nostra storia: la nascita dell’Europa federata.
Il sogno di unione territoriale del continente rinasce in forme nuove, ma, nella sostanza, ripropone quello di tutti gli imperatori medievali.
Certo, profondamente diverse sono le circostanze, le intenzioni, le motivazioni.
Molto simile é però il fascino di questo disegno e simili sono le aspettative di rinascita.
Considerazioni forse un po’ forzate di un prigioniero del medioevo quale sono ormai divenuto, eppure questo confronto a distanza tra due epoche così diverse é avvincente proprio nelle affinità che vi si nascondono più che nelle ovvie differenze.
Anche il gesto di Galgano, nel suo significato più laico di rifiuto delle armi, diviene ricollegabile al processo in atto nei suoi valori più elevati.
Se da Exalibur procede la Tavola Rotonda come spazio di eguali in cui nessuno gode di posizioni di privilegio, dalla spada di Galgano, per inciso non ha un nome o almeno non lo si conosce e sarebbe carino dargliene uno, giunge un identico messaggio di confronto tra pari, quasi un invito a voltare pagina, a percorrere nuove strade, a contare sulla forza della ragione più che su quella fisica.
Naturalmente Galgano non aveva in mente tutto ciò quando, probabilmente per caso, infisse la spada nella roccia, ma non sarebbe la prima volta che un gesto, anche involontario, travalica i confini della realtà e, oltrepassata la volontà del singolo, acquista una dimensione universale.
D’altronde ?...i secoli dall’XI al XIII lasciarono testimonianze decisamente più abbondanti di quelle dei secoli precedenti... e costituiscono l’humus in cui affondano ancora le radici dell’Europa? (Catherine Vincent - Storia dell’Occidente Medievale - Il Mulino) e ancora ?...l’età delle cattedrali, tra l’XI e XIII secolo, ha perfettamente coinciso con il momento di massima espansione dell’Europa medievale e il chiudersi della fase delle grandi costruzioni con il ristagno di quell’espansione (Franco Cardini - Discorso introduttivo - La Cattedrale di Grosseto e il suo popolo - 1295/1995 - I Portici Editori).
Forse riuscirò un giorno a portare Galgano in Europa, magari addirittura a portare l’Europa nei luoghi della sua beatitudine.
Esagerando e giocando un po’, com’è mia abitudine, lo vedrei bene come patrono dell’unione, con il suo emblema, il trimonte sormontato dalla spada infissa, racchiuso nel cerchio delle stelle d’Europa.
In effetti non so neppure se esiste o se é stato previsto un santo patrono d’Europa.
Siamo così abituati ad averne uno per ogni situazione, luogo, mestiere che mi stupirei se non esistesse già.
La Sacra Congregazione per il Culto Divino stabilì, nel 1973, con il De Patronis constituendis, chi sono e cosa proteggono i Santi patroni.
Nell’accezione liturgica, per patrono si intende la beata vergine Maria, il Santo e il beato che, per un’antica tradizione o per legittima istituzione, é celebrato come protettore o intercessore presso Dio.
Si hanno patroni: dei luoghi (nazione, regione, diocesi, città, paese, parrocchia, ecc.), delle famiglie religiose, delle persone morali, delle associazioni, delle istituzioni, dei gruppi sia ecclesiastici che laici.
Una delle più antiche basi scritturali sui Patroni si trova nell’Antico Testamento, dove gli arcangeli Gabriele e Michele (to’, ma guarda chi si rivede) compaiono come protettori di un paese.
Inizialmente furono scelti soprattutto i martiri, poi, cessate o diminuite le persecuzioni, fu la volta dei confessori, cioè tutti quei cristiani che avevano ?confessato? la propria fede, subendo persecuzioni o infliggendosi penitenze, come eremiti, vergini, vedove, monaci e vescovi.
Non mancano certo le stranezze e, in alcuni casi, neppure una buona dose di ironia, quasi di comicità.
Sant’Audito si invoca contro la sordità; san Cornelio con due corna in mano protegge i bovini; san Lorenzo, arrostito su una graticola dai suoi carnefici, é patrono dei rosticcieri; Adriano, che fu smembrato dal boia a colpi di martello su di un’incudine, veglia sui fabbri ferrai; Acacio di Armenia, santo leggendario decapitato con diecimila suoi commilitoni sul monte Ararat, viene invocato contro l’emicrania; san Gallo, neanche a dirlo, é patrono anche di gallinacei e volatili; il profeta Geremia, conosciuto anche con il nome di ?Profeta dei dolori? per il suo continuo lamentarsi, viene invocato per la liberazione dai coccodrilli; Giovanna d’Arco, che sentiva le ?voci? é patrona anche dei radiofonisti e della telegrafia senza fili.
Il desiderio di possedere una perfetta conoscenza dello scenario in cui opera Galgano spinge la mia curiosità in ogni direzione, un fitto, lento e minuzioso lavoro di indagine a tutto campo dove, come affermerebbe un moderno tutore della legge, nessuna ipotesi viene scartata; per le ricerche del colpevole sono battute tutte le strade.
Se ci lasciassimo guidare solo dalle carte processuali, spesso finiremmo completamente fuori rotta.
Infatti: ?Il Medioevo fu anche età caratterizzata da un grosso numero di falsificazioni documentarie eseguite sempre con chiari intenti di tutela di precisi interessi. L’età che vide la maggior produzione di falsi fu quella dei secoli XII e XIII, l’epoca stessa della prima organizzazione in senso moderno delle grandi cancellerie europee...? (Armando Petrucci - Medioevo da leggere - Einaudi) e più avanti, ?Il sistema di produzione del libro manoscritto cambiò radicalmente in Europa, e perciò anche in Italia, tra XII e XIII secolo ...?.
Il mutamento non é solo nei procedimenti, ma anche nello stile, nei contenuti, nella destinazione finale del manufatto.
La carta, apparsa nel Mediterraneo Occidentale tra XI e XII secolo, si afferma definitivamente nel XIII secolo, rompendo, dopo quasi mille anni, il monopolio della pergamena.
Anche il ritorno della scrittura esposta all’esterno, lapidi, epigrafi, iscrizioni, si diffonde rapidamente nell’Italia del XII secolo.
Se agli inizi, sotto il pontificato di Pasquale II (1099-1117), vennero fissate la disposizione e la formulazione della legenda dei sigilli pontifici, negli ultimi anni del secolo, con l’avvio del pontificato di Innocenzo III, nel 1198, inizia senza interruzioni la serie conservata dei registri pontifici.
Eletto l’8 gennaio 1198, Innocenzo III é stato uno dei più giovani papi della storia.
Salito al trono pontifico a soli 37 anni vi é rimasto per 18 anni, dando vita anche ad un pontificato tra i più lunghi.
Grazie ad una carriera ecclesiastica rapidissima, Lotario dei Conti di Segni si ritrovò a gestire il passaggio del secolo, forte dei suoi studi nelle più prestigiose università europee dell’epoca.
Sostiene da subito la tesi che assegna al pontefice romano ?il dominio dell’universo orbe? e introduce per primo i simboli del sole e della luna ad indicare rispettivamente il potere papale e quello imperiale dai quali risulta evidente la sua idea di supremazia che non é più solo spirituale.
Fu lo stesso Innocenzo a volere fortemente il già menzionato Concilio del 1215, nel quale, oltre a tutte le norme esaminate in precedenza, vennero anche approvati i canoni 67-70 che prevedevano l’obbligo per gli ebrei di distinguersi dai cristiani vestendo abiti diversi e riconoscibili.
Per inciso, é sempre Innocenzo III a riconoscere la regola e l’ordine religioso sia di San Francesco che di San Domenico, in due differenti incontri romani, avvenuti il primo nel 1210, quando il frate di Assisi si presentò a lui con altri 11 compagni (riecco nuovamente il nostro amato 12) ed il secondo nel 1215, poco prima dell’inizio del Concilio.
Inoltre ?...la teologia elaborava, nel medesimo XII secolo, la dottrina dei sette sacramenti di istituzione divina e comprendeva fra di essi la penitenza?. (Giovanni Tabacco in ?Storia del Cristianesimo - il Medioevo - a cura di Filoramo e Menozzi - Editori Laterza)
Se torniamo ancora al nostro Rolando da Pisa ed alla sua biografia di Galgano, non si può fare a meno di considerare anche lo sviluppo della regola cistercense ed il suo attestarsi, in forme più o meno definitive, proprio negli anni in cui Rolando scrive.
Il movimento monastico, dopo la forte espansione della prima metà del XII secolo, definisce in modo sempre più rigoroso i termini della regola che gli adepti dovevano seguire e, di pari passo, stabilisce, non senza contrasti, anche le sue strutture di direzione e di rappresentanza.
A partire dal 1119 inizia a riunirsi regolarmente il Capitolo Generale dell’Ordine, a cui gli abati dei vari monasteri devono obbligatoriamente partecipare, tranne che per malattia o per la benedizione di un monaco.
Riunito una volta l’anno a Citeaux, abbazia madre di tutto l’ordine, dura dai sette ai dieci giorni e inizia sempre il 13 settembre, vigilia della festa dell’Esaltazione della Croce.
Previsto in uno dei primi documenti dell’Ordine, la Summa cartae caritatis, il Capitolo Generale promulgò le sue prime istituzioni ufficiali (Instituta generalis capituli) solo a partire dal 1151.
L’enorme sviluppo dell’Ordine rese presto difficile l’osservanza di questa regola, sia per il numero degli abati coinvolti, che per le distanze che molti di essi dovevano coprire per giungere fino a Citeaux.
Divenne così necessario istituire un organismo ridotto che potesse superare il problema.
L’esigenza, avvertita già negli anni Quaranta del XII secolo, portò alla nascita del Definitorium, istituito dal Capitolo Generale del 1197, anche se non venivano ancora definiti con chiarezza la sua composizione e i suoi poteri.
Nel 1202 il Capitolo Generale compilò il ?Libellus definitionum? che, dal 1204, divenne obbligatorio tenere in ogni abbazia affinché nessuno potesse invocare l’ignoranza delle norme stabilite.
Proprio nel nostro ?fatidico? 1220, quando Rolando scrive, il Libellus viene aggiornato e ampliato e lo fu poi ancora nel 1240 e nel 1257.
Anche questo dimostra che Rolando non é un individuo libero e indipendente, ma un inquadrato miliziano di parte.
Forse la fama di Galgano impone con urgenza una versione che sancisca per sempre l’ortodossia del suo culto, prima che aspetti folcloristici ed esoterici prendano il sopravvento.
Probabilmente per questo motivo, non si insisterà più di tanto sulle capacita taumaturgiche del santo, scivolando silenziosi sugli aspetti più magici di quei simboli, affinché ne potesse derivare un’idea di santità semplice e raggiungibile da chiunque, quale sintesi di un percorso rigorosamente ortodosso.
La chiave di lettura si rivela così essere, anch’essa, duplice: una dotta e accademica, infarcita di rigore teologico e di sapienza religiosa, l’altra, molto più popolare e a portata di mano, tutta racchiusa nella sacralità dei gesti e nella loro evidente forza evocativa.
L’enigma é ben lungi dall’essere risolto e attende nuovi investigatori, supplementi di indagine, la riapertura del caso, il riesame degli atti processuali, l’ammissione di nuove testimonianze, una corte imparziale alla ricerca della verità storica.
Io termino il mio viaggio, o meglio questa prima tappa di un lungo cammino, senza soluzioni, ma con alcune convinzioni che devo, ancora e comunque, approfondire ed accertare.
Ad ognuno credo, però, che l’enigma possa regalare e rivelare verità diverse e anche totalmente discordi con le mie.
Mi piace pensare che altri vi troveranno le mie stesse emozioni e meraviglie, al di là di qualsiasi possibile soluzione.
Di certo, il vero enigma, quello che rimane del tutto irrisolto, é perché tutto questo sia accaduto proprio a me.
Anzi, se qualcuno disponesse di soluzioni da proporre, sarei felice di conoscerle.
Potrebbe esserci quella giusta, sempre ammesso che:

a) io abbia mai il coraggio di voler pubblicare questo mio delirio
b) esista un altro folle disposto a pubblicarlo e io riesca a trovarlo
c) ne esistano altri ancora disposti a pagare per leggermi o abbiano voglia di farlo, anche gratis
d) e, se proprio arriviamo fin qui, che riescano a leggersi tutto, avendo poi anche voglia di analizzare la mia pazzia.

Intanto, per quello che mi riguarda, l’enigma é riuscito dove tutto aveva fallito prima; quando ho iniziato a scrivere ero convinto che sarebbe finita come tutte le altre volte, questo mi ripeteva una voce interiore, in lontananza, anche se io cercavo di autoconvicermi del contrario.
Se, invece, sono arrivato fino a questo punto é solo perché mi sono divertito a giocare con Galgano, con le innumerevoli e continue sorprese che hanno evitato qualunque caduta di interesse e di piacere.
Non é mio il merito, ammesso che ve ne sia, ma dell’entusiasmante figura del Cavaliere eremita di Chiusdino e delle sue fantastiche gesta: un giallo medievale che mi ha condotto in un meraviglioso viaggio attraverso l’uomo dal XII al XXI secolo.
Il veliero salpa, ad ogni istante, dal molo di Monte Siepi per chiunque lo desideri, senza limiti di equipaggio.
Imbarcatevi numerosi, il vento soffia sempre favorevole sulle rotte di Galgano; ci sarò anch’io, almeno finché campo.
Qui non sono riuscito, come avrei voluto, a fornire un quadro omogeneo e lineare dell’enigma; ho dovuto saltare qua e là, avanti e indietro nel tempo e nello spazio, a volte anche in modo confuso; ho ?navigato? nel Medioevo come oggi si naviga nella rete, finendo spesso anche su binari morti e privi di interesse.
Anche questo ha fatto parte del gioco e reso più entusiasmanti le piccole vittorie, a riprova che non occorre essere accademici per riuscire a divertirsi con il passato, che non servono pomposi titoli di studio per appassionarsi alla storia.
Mi piace concludere con le parole dal Tao-Te-Ching o ?Libro della Via e delle Virtù? anche se non sono un taoista (cosa sono mi piacerebbe tanto saperlo): ?Un’alternanza di Yin e Yang si chiama la Via. La Via ha prodotto Uno, Uno ha prodotto Due, Due ha prodotto Tre, Tre hanno prodotto i Diecimila Esseri. I Diecimila Esseri si scostano dall’elemento Yin e abbracciano l’elemento Yang. Il soffio vuoto ne fa una mescolanza armoniosa?.
E’ un caso anche questo?
Ed é un caso che una delle più importanti scuole taoiste sia quella di Ch’uan Ch’en, fondata nel XII secolo da Wang Chung-Yang, che seppe fondere buddismo, confucianesimo e taoismo?

Nessun commento: